L’EUCARISTIA SACRAMENTO D’AMORE *

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Fu scritto da una moderna penna francese che il mondo senza l’Eucaristia sarebbe vuoto, il cuore dell’ uomo freddo, la Chiesa mesta. Verissimo, perciò Dio istituì il massimo dei sacramenti, che come espressione suprema d’amore fu detto sacramento d’amore, sicché Tommaso d’Aquino poteva scrivere: Eucharistia est sacramentum expressivum caritatis Iesu et effectivum caritatis nostrae“.
Deus charitas est“: S. Giovanni ha definito in un certo senso, quando ha scritto così.
Se tutti gli attributi di Dio sono costitutivi della sua essenza l’amore li compendia tutti come il bianco fonde in uno i sette colori dell’iride. La creazione è fragrante d’amore, d’amore è impregnata la redenzione.
Singolare che l’uomo creato dalla bontà di Dio veda fiorire come una promessa confortante l’ amore accanto alla maledizione. Dopo il peccato e dal peccato la morte; ma Dio che punisce vuol quasi far dimenticare la punizione, promettendo un innesto che sarebbe maturato al tepore della sua carità con la venuta del Cristo nella pienezza dei tempi.
E viene il Cristo nella cruda notte decembrina, passa “benefaciendo et sanando omnes” e in un crescendo continuo di amore, “cum dilexisset suos in finem dilexit eos“.
E il suo testamento fu il sacramento dell’amore, in cui perpetuò la sua permanenza fra gli uomini.
Un pane era sulla mensa, un pane, alimento comune a tutti gli uomini, una coppa traboccante di rosso vino, di vino generoso come la carità. Leva gli occhi al cielo, benedice quegli elementi, le sue labbra pronunziano parole mai udite, la natura morta si vivifica sotto il soffio dell’Onnipotente: “Questo è il mio corpo Questo è il mio sangue”. Il miracolo è compiuto.
Dall’alba radiosa del cristianesimo al lontano tramonto dei tempi sul quadrante dell’eterno, dal Cenacolo a quest’altare, mettete insieme un altro pane, un altro calice e la risultante sarà identica. Quel pane e quel vino costituiranno la prova sensibile dell’amore di Gesù per noi, saranno l’esca che in noi accenderà vampate di fuoco […].
Quest’amore di Gesù nell’Eucaristia tocca il suo vertice, e a bene considerarla l’Eucaristia è indice dell’amore più generoso, più forte, più duraturo […].
più che un mistero della divina onnipotenza, perché colui che ha fatto dal nulla tutte le cose può anche cambiare la sostanza dell’una in quella dell’altra, l’Eucaristia è un mistero del divino Amore. Non già, cioè, che noi non riusciamo a comprendere come ciò che era pane diventi corpo, e ciò che era vino diventi sangue: nulla è impossibile a Dio; ma come mai Dio poteva esaurire la sua infinità nell’ ostia e nel calice.
Sicché l’aquila dei dottori, levandosi a voli vertiginosi nella contemplazione del mistero eucaristico, scriveva: Dio, essendo infinitamente saggio, non seppe fare di più: eppure Lui aveva fissato le leggi dell’universo intero; essendo infinitamente potente, non potè fare di più: eppure Lui aveva creato dal nulla tutte le cose; essendo infinitamente ricco, non ebbe da dare di più: eppure Lui aveva seminato di stelle i padiglioni dei cieli.
Guardò le opere della sua sapienza, della sua potenza, della sua ricchezza e non le trovò degne dell’uomo. Portò lo sguardo su se stesso ed esaurì se stesso.

* Da Florilegio eucaristico, 1947.