Il pellegrinaggio amoroso di chiesa in chiesa, di altare in altare, ha ricondotto Gesù Eucaristia in questi ultimi giorni dell’anno morente sul trono regale del nostro maggior tempio, da cui aveva preso aire all’alba del 1946. Intonato il concento sinfonico dei cuori osannanti al Dio fatto uomo e ostia per amore dalla divozione dell’Angelo della Diocesi, sostenuto dal coro possente delle anime d’ogni età, d’ogni sesso e condizione, che settimanalmente si son disputato l’onore di ospitare l’amico divino, sotto le volte delle nostre chiese parrocchiali e sotto le arcate delle chiese delle nostre venerande Confraternite, nello splendore liturgico prodigato dai Religiosi e nel raccoglimento mistico irradiantesi dalle Vergini, stasera si completa in una melodia di chiusura ricamata dalla mente e dal cuore dei Sacerdoti componenti il rev.mo Capitolo Cattedrale, alle cui cure questa settimana è stato affidato il turno delle Quarantore.
Mettendo da parte l’atmosfera liturgica, un argomento ovvio, naturale, occupa l’intelligenza nel dettare un pensiero di meditazione: l’Eucaristia e il Sacerdozio.
I. Identità di origine: nell’intimità mistica del cenacolo “grande, stratum” la sera del Giovedì Santo, <<in qua nocte tradebatur…>>.
Un pane era sulla mensa….
Nè qui si esaurisce il rapporto di origine. Il sincronismo richiama un’altra unità di principio, che potremmo dire psicologica.
Uno ore i Padri, i Dottori, gli Scrittori ecclesiastici proclamano che il motivo determinante della S.Eucaristia è stato l’amore. Quell’amore che aveva spinto il figlio a uscire dal seno del Padre. <<Dilexit et tradidit…>>.
Amò con l’amore più generoso, più forte, più duraturo.
E si donò a noi sotto le specie sacramentali.
II. Rapporti di causalità: fusi nelle origini, fusi ancora nella sussistenza l’Eucaristia e il Sacerdozio, in una mutua comunicazione di vitalità, che li rende inseparabili, per cui uno spiega l’altro, e l’altro non si concepirebbe senza l’uno: <<Euch. propter sacerdotium: omnis Pontifex ex hominibus assumptus…>>.
<<Sacerdotium propter Eucharistiam>>: la parola taumaturga del Sacerdote, eco del fiat onnipossente del Creatore, perpetua la presenza fisica di Nostro Signore Gesù Cristo attraverso i secoli; la presenza di Gesù nell’Eucaristia rinnova sino al tramonto dei tempi i fulgori del sacerdozio cattolico.
Se la santificazione per il semplice fedele si riduce a morire al peccato e vivere a Dio: <<existimate vos…; expoliantes vos veterem hominem…>>; per il sacerdote c’è inoltre il dovere di comunicare questa vita soprannaturale e divina che gli è derivata da Cristo. Quindi per lui santificare se stesso vale morire, vivere e vivificare, tre gradi di perfezione di cui l’eterno Sacerdote sotto le specie eucaristiche offre il più perfetto modello.
Morire:
Vivere:
Vivificare:
Inscindibili nodi di grazia e d’amore lega ciascuno di noi al Cristo, Sacerdote vittima dell’oblazione eucaristica.