La liturgia traccia quattro cerchi concentrici intorno alla nostra vita. Essa consacra: il giorno per mezzo della Messa, dell’ Ufficio, delle Feste. Il punto saliente, il sole della giornata è la S.Eucaristia; intorno ad esso si aggirano le ore canoniche santificatrici dei singoli istanti. Il santo venerato è una scuola di virtù.
La settimana: ha la sua caratteristica nell’unità da Dio stesso costituita nei sei giorni della creazione; la domenica poi è fond ament almente a sfondo trinitario, giorno del Signore. Essa premia la preghiera, il lavoro, le sofferenze della settimana trascorsa. La Comunione domenicale offre grazie per la settimana successiva; l’istruzione omiletica o catechetica ne forma il programma d’azione.
L’anno liturgico: ciò che le stagioni sono per la natura lo è l’anno liturgico per la vita della nostra anima e s’imperni a sull a dottrina del Corpo mistico, sulla nostra incorporazione a Cristo. Il Corpo mistico deve “farsi carne” nelle sue membra: deve nascere, crescere, soffrire, morire, risorgere in noi. Ciò che appare nel dramma esteriore non è che un ve lo, dietro il quale si cela lo sviluppo di questo corpo. Non vuol essere un semplice ricordo dei fatti della Redenzione, nè introdurci in una galleria di santi; non ci offre una pagina di storia, ma di vita. Il suo svolgersi assomiglia a un’ascesa in montagna. Due vette da scalare: un promontorio, Natale e una cima di prim’ordine, Pasqua. Davanti a ogni vetta c’è una salita: la preparazione; c’è un sentiero, una discesa che porta alla pianura: le domeniche infra annum.
La vita: il circolo esterno che avvolge l’intera nostra esistenza è la santificazione della vita compiuta dalla Chiesa per mezzo dei sacramenti e riti affini. La vita individuale è curata con affetto materno dalla culla alla tomba: nasce, si corrobora, si nutre, rifà le proprie forze… La vita sociale è assicurata mediante i due ultimi sacramenti: l’Ordine dà i generatori della vita divina, il Matrimonio dà i generatori della vita terrena […].
Entrare nella partecipazione attiva dei santi misteri della preghiera pubblica e solenne della Chiesa, questo è secondo Pio X vita liturgica […]. Il mistero penetra l’anima, afferra tutto quanto l’essere, non è un semplice memoriale del passato, ma un avvenimento presente, di cui la Chiesa fa un’attuale applicazione […].
Soltanto attraverso la liturgia cioè nella partecipazione effettiva e consapevole il fedele diventa parte viva e consapevole del corpo mistico che è la Chiesa. Quella bellezza dei riti, dei canti, dei simboli, ammirata da non cattolici o da neo cattolici dilettanti, non è l’elemento principe, sebbene necessario: si tratta di andare dall’esterno all’interno, dal simbolo alla realtà significata, dalla cerimonia al dramma tearidrico che i riti ricordano.
Innanzi tutto la liturgia è veicolo di comunione tra i partecipanti, istradamento a una via soprannaturale, non semplicemente creduta ma sperimentata; mezzo certo per fare di un gregge eterogeneo una comunione che coagula i singoli e inserisce la loro preghiera nella grande preghiera della Chiesa.
* Da La vita liturgica, scuola di propaganda per la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, Lecce 1944 ’45.