IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE *

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Chiesto il perdono per tutti, Gesù lo specifica per il ladro che gli sta compagno nella morte: un segno della sua onnipotenza supplichevole […].
Quante volte Gesù aveva parlato del Suo regno, che non è regno di questo mondo. Gli Apostoli non erano riusciti a capirlo. D’un colpo lo capisce il buon ladro.
Quante volte Gesù aveva raccomandato ai suoi la preghiera, ne aveva insegnato l’oggetto: “quaerite primum…“; il buon ladro non domanda, come l’altro, di scendere dalla croce, ma domanda il regno dei cieli: “in regnum tuum“.
Nel triduo della Passione nessuno dei dodici che abbia preso le difese del Maestro; lo stesso Giovanni, l’unico presente, è stato e continua ad essere muto. Il buon ladro, ecco il primo che leva la voce in favore di Gesù. Rimprovera il compagno bestemmiatore, ad alta voce, perché tutti sentano: “hic nihil mali fecit“. Non teme di fare la sua confessione pubblica, man mano che la grazia lo va plasmando e volentieri accetta la croce come pena per i suoi peccati. E in un crescendo sublime, si accende di zelo e con arte mirabile cerca di spegnere la bestemmia sulle labbra di chi aveva condiviso i delitti, e che ora vorrebbe portare a Gesù, perché ne condivida il premio […].
Vorrei aggiungere che il ladro si può anche considerare come il primo martire di Cristo: “qui vult venire… “. Chi per primo alla lettera prende la croce, segue Gesù al Calvario, è chiodato in croce e vi muore? E’ proprio il ladro. E’ vero che quella croce è la pena inflittagli dalla giustizia umana per le sue scelleratezze; ma è anche vero ch’egli ormai l’ ama, non desidera distaccarsi, vuol morirvi. E’ sublime la voce di questo ladro, tocco dalla grazia, che dice a Gesù in mezzo alle derisioni dei principi, agli insulti dei soldati, alle bestemmie del compagno: Signore… Ha molto bene interpretato la scritta sulla croce, ha letto bene attraverso le piaghe di Gesù la sua divinità, ha riparato a tutto il proprio indegno passato.
Quale mirabile trasformazione! Quanta luce, quanta virtù, quanto amore in lui, prima ladro, ora divenuto discepolo, orante, penitente, confessore, apostolo, martire. E’ il primo, ma non sarà l’ultimo! Davanti al mio sguardo passano in questo momento come su uno schermo ideale i tanti, tantissimi che peccarono, e molto; ma molto poi amarono, e lo Spirito Santo ci assicura che l’amore copre una moltitudine di peccati. E con i figli prodighi di ieri, le pecorelle smarrite di oggi, tutti autentici trofei del sacramento della penitenza, in cui trovarono un fattore l di redenzione […]. Sì, la parola taumaturga la colsero dalle labbra di un altro Cristo, quando innanzi a lui ebbero la fede e la speranza, I’amore e il dolore del buon ladro.
Li ho visti scialatori della propria e dell’altrui grazia. Avevano in cuore un rimorso senza nome, negli occhi un raccapriccio profondo, sulle labbra un’accusa cocente… Poi, liberati dal pesante fardello, rischiararono il viso e mormorarono: memento! […].
Mai, mai Egli si stanca di perdonare: “septuagies septies!
Avessi ucciso in te, o anima, ogni germe di grazia: se hai volontà di risorgere, tutto è rimediabile […]. Quel giorno in cui ci si presenta il Cro cifisso, anche dopo una vita sciagurata, baciamolo fidenti. Egli è Re e può debellare tutte le nostre passioni, spezzare tutte le nostre catene. L’assoluzione di Cristo, perpetuata in quella del sacerdote cattolico, ci ripeterà la donazione del Regno: “mecum eris in Paradisum!

*Da L’ agonia di Nostro Signore Gesu Cristo, probabilmente del 1946.