Don Ugo de Blasi – La santità del quotidiano

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articolo tratto dal sito della parrocchia San Lazzaro di Lecce

Chi era don Ugo? Un prete leccese morto il 06.02.1980 mentre pregava nella sua parrocchia del Rosario, dove inizio il suo ministero e qui termino la giornata terrena come era sua abitudine fare ogni giorno.

Sono passati più di trenta anni e non tutti lo ricorderanno ma nella Chiesa di Lecce ha tracciato un percorso di luce e di santità. Era un prete semplice, silenzioso e rigoroso. Ha saputo vivere fondando la sua vita su due pilastri: la scienza e la carità che fanno vedere il servo di Dio umile e intelligente, ricco di sapienza  e schivo di amor proprio, a servizio, senza limiti di tempo, per la Diocesi che lui ha tanto amato fino alla fine dei suoi giorni. Anche se in questa Chiesa ha raggiunto vertici alti ha sempre vissuto il suo sacerdozio in semplicità e totale obbedienza al suo Signore, “cibandosi” della Parola e dell’Eucaristia che, facevano di lui un grande uomo di fede e maestro di spiritualità.

La sua vita era intrisa di un robusto spessore spirituale, chi lo accostava percepiva subito che dietro una scorza ruvida e severa c’era un prete con una grande sensibilità, dolcezza, accoglienza e dedizione. L’insegnamento era pieno di profondità che sprigionava la sua interiorità da cui si capiva la santità della sua persona. La sua vita l’ha spesa nel silenzio del confessionale. Quello che diceva era di una robustezza granitica. E’ stato un amante dell’Azione Cattolica, infatti ha amato i laici ed  ha lavorato molto per la loro formazione  perché fossero “adulti nella fede”.

Nella vita di don Ugo non ci sono stati fatti straordinari, virtù eccezionali ma un forte attaccamento al Signore, una grande fiducia in Dio e nella sua salvezza. La ferialità della vita e lo sguardo semplice verso le cose della terra ci indicano la strada della santità, non quella dei grandi santi, ma quella ordinaria che ci aiuta ad andare avanti con fiducia nel Signore  superando gli ostacoli con cuore e determinazione fidandoci a affidandoci solamente a Lui.

Speriamo che presto possa essere annoverato tra i santi che la Chiesa celebra sugli altari per essere segno luminoso a tutti nostri sacerdoti. In quest’anno dedicato alla fede da alcuni suoi scritti scopriamo l’attualità del suo pensiero in materia di fede: “Gesù è un sì vivente, dunque anche il cristiano deve essere una fedeltà vivente”.

Quale eredità lascia alla Chiesa di Lecce? Essere Chiesa che ha il coraggio di comunicare Cristo e il suo messaggio ad una società indifferente e impermeabile ai valori etici, sapere cioè “contaminare” la cultura odierna con il Vangelo.