Alt! Stop! Fermati un po’… molti incidenti a causa di uno stop non rispettato… Meglio sessanta secondi di sosta, che sessanta giorni di degenza in ospedale! Spunti di saggezza che valgono per la vita del corpo e per quella dell’anima. Salus suprema lex!
1) E’ un affare individuale
a) perché ciascuno di noi deve operare e non c’è chi possa surrogarci;
b) perché i guadagni e le perdite sono personali.
2) E’ un grande affare. Certo, la valutazione dipende dalle convinzioni… Se abbiamo fede, crediamo alla parola del Simbolo: “e aspetto la vita del mondo che verrà”. D’accordo sul mistero che avvolge l’al di là: ha tutti gli elementi per dirsi un salto nel buio… Luce più luce gridiamo col Goethe morente: “Non omnis moriar“. Possibile che finisca nel nulla…
3) Anzi è l’unico affare. Diamoci d’attorno, impazienti, dinamici e poi… E’ la lezione di tutti i giorni: tutto passa… Potremmo essere coinvolti pur noi. Vangelo alla mano “che giova se poi perde l’anima?”. Lo so che non è questo un tema da comizio, non strappa applausi, non riscuote la popolarità, ma se ci crediamo… Via, per quanto lugubre, questo pensiero è altrettanto umano.
“Cum timore et tremore salutem vestram operamini“. Un’esortazione opportuna: un po’ di paura l’abbiamo tutti quando si va sotto i ferri (come quando si va sotto le armi)! Ma ci vinciamo; per prolungare la vita… cosa non faremmo? Il santo timor di Dio ci fa affrontare il dovere della nostra salvezza costi quel che costi, convinti che: ciò che costa vale. Dar luogo alla riflessione, rientrare in se stessi…
1) Coscienza della propria miseria è la prima tappa: l’esame del proprio stato, la cartella clinica, l’eziologia. “Muoio di fame”: è l’avvio.
2) Pentimento del male commesso: “Mi alzerò…”
3) Coraggio della conversione.
Ci vuole un’attrazione più forte per vincere le attrattive del male. C’è quanto basta per il coraggio della confessione.
Il peccato è una ribellione: dunque va punito. Il peccato è un malanno: dunque va compatito.
Giustizia e misericordia gli uomini non le sanno mettere insieme. E’ una prerogativa di Dio, e la parabola diventa “il padre misericordioso”.
Avventura a lieto fine. Espiazione, consolazione, revisione, riconciliazione. Ma non a mo’ di autocritica oggi tanto in voga, cui generalmente segue disprezzo, condanna, esilio, morte. Sibbene: un perdono infallibile, una pace sicura già esperimentata, che si può sempre esperimentare, particolarmente a Pasqua, particolarmente nell’Anno Santo, questo avvenimento religioso, questo avvenimento spirituale. Anno del gran perdono, del gran ritorno, del rinnovamento interiore, della riconciliazione con Dio e con gli uomini.
* Da Riflessioni, 1975.