I ricordi di un amico
Il suo destino
era in mezzo ai giovani
Testimoni
Nell'estate del 1941, quando iniziai a frequentare l'Associazione
di Azione Cattolica "Mons. L. Zola" nella parrocchia
di San Giovanni Battista al Rosario, incontrai don Ugo che,
in quei giorni, era stato ordinato sacerdote. Da quell'estate
fino al giorno della sua morte, sono stato uno dei laici
che ebbero la grande grazia di usufruire della sua fraterna
amicizia, della sua paternità spirituale, dei suoi
insegnamenti. Che la sua vita sia stata un "programma
di santità" ne erano convinti, quanti l'avevano
conosciuto, fin dalle celebraioni delle sue esequie nella
Chiesa dal Rosario.
E' motivo di grande gioia e tutti rendiamo grazie a Dio
nel constatare che, a 19 anni di distanza dalla sua dipartita,
è stato preso in considerazione dalla Chiesa universale
quanto la Chiesa di Lecce aveva già percepito da
tempo, per cui il prossimo 6 febbraio si insedierà
solennemente il Tribunale ecclesiastico al quale è
affidata la "Causa di Canonizzazione".
Egli attuò nella sua vita quanto aveva sognato: "un
sacerdozio utile a quanti accostava, ma scevro di ufficialità".
Infaticabile fu la sua opera, radicata nell'umiltà,
condotta nell'obbedienza, svolta nel silenzio e con grande
riserbo. Gli elogi non lo esaltavano; soffriva in silenzio
quando subiva mortificazioni ingiustificate, senza mai reagire
con giudizi che potessero essere offensivi, o con parole
di risentimento.
Ai giovani che non hanno conosciuto don Ugo ed in particolare
ai giovani che militano nell'Azione Cattolica, vorrei rivolgere
l'esortazione a non considerarlo un estraneo, ma loro migliore
amico perché essi continuano ad essere sempre i suoi
privilegiati; ricordo loro che fin dai primi anni del suo
sacerdozio egli sentì in modo particalore che "il
suo destino era in mezzo ai giovani": così è
stato e continuerà ad esserlo.
Ai giovani chiedeva una solida spiritualità unitamente
ad un forte impegno e ad una coerenza per una concreta attività,
perché la formazione religiosa di un cristiano non
può essere disgiunta da un comportamento coerente
e responsabile nella vita.
Sono convinto che continuerà ad avere cura di loro
come la ebbe verso quelli che lo hanno conosciuto.
Egli come "Assistente", fu l'anima della vita
associativa; la sua presenza non poneva limiti alla laicità
dell'Azione Cattolica, ma aiutò i laici ad essere
in modo autentico ed esemplare.
Fu maestro, educatore, guida sicura e ripeto, soprattutto
amico. Mirava a far comprendere che l'impegno apostolico
deve continuamente qualificarsi e rinnovarsi attraverso
l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera individuale
e liturgica, la comunione con Cristo principio ed alimento
per la testimonianza.
Non secondaria doveva essere la devozione verso la Vergine
Madre, la strada più sicura per arrivare al cuore
di Dio; per Mariam ad Iesum e per Iesum ad Deum.
In questi momenti di gioia, oltre a ringraziare ed a continuare
a pregare il Signore, penso che sia importante anche cogliere
l'occasione - soprattutto per i laici che sono stati a lui
vicini o per avere collaborato nel campo dell'apostolato
o per averlo avvicinato per confidare i propri problemi;
nella gioia e nella sofferenza - per chiedersi quanto è
rimasto, in ciascuno, del suo insegnamento e dei suoi consigli,
quanto sono stati capaci di trasfondere nelle proprie famiglie,
quanto hanno portato nell'esercizio della propria professione
e nella società in genere.
Luigi Toni