Il rosario ci conforta in vita; ci rende
dolce la morte; ci assicura l'eternità.
Ci conforta in vita: i misteri gaudiosi allietano d'intima
pace i giorni lunghi o brevi dell'uomo viatore.
Al bimbo che s'annunzia alla vita con lamenti indecifrabili,
quasi fosse proprio dell'uomo piangere come nutrirsi e assimilare,
il primo mistero ricorda che quel pianto, è stato
santificato da Uomo-Dio, fattosi carne nel seno d'una Vergine,
a ridonare all'uomo il sorriso.
Quel sorriso di gioia che nella piena del cuore Maria effuse,
sulle colline dell'Ebron, magnificando Iddio che in lei
aveva fatto grandi cose. E quel sorriso le increspò
le labbra sempre, anche quando nello squallore più
abietto vide nascere il suo, unigenito come l'ultimo degli
uomini [...]
Sorridere sempre anche quando tutto sembra congiurare ai
nostri danni, come Maria nel quarto mistero, gaudioso sotto
la raffica delle profezie annunziate dal vecchio Simeone.
Sorridere specialmente quando il dolore è causa prossima
per ritrovare Gesù in noi, quel Gesù che tante
volte perdiamo di vista in mezzo a gioie smodate; quando
le prime spine. fanno capolino tra le foglie e dopo un alternarsi
più o meno parallelo di gioie e di dolori, di sorriso
e di pianto s'annunzia vicino il più grande giorno,
che negli annali domestici si classifica come giorno di
lutto e in quelli ecclesiastici come giorno natalizio.
Il rosario ci addolcisce la morte.
Come istintivamente e quasi per logica. conseguenza - scorrendo
i grani tra le dita - passiamo dai misteri gaudiosi ai dolorosi
senza che le labbra perdano la musicalità dell'Ave,
senza che il cuore si vuoti della letizia che lo pervade
nel pregare Maria, così la corona ci porta, dalle
giornate agrodolci all'ultima della vita quasi per mano
. Là sul letto divenuto un altare, agonizzerà
il fisico, ma l'anima si terrà desta nell'attesa
dell'amplesso.
E Maria e Gesù la sosterranno con la loro dolce presenza;
stringerà forte il crocifisso, bacerà in lacrime
la sua corona, salirà fidente il suo calvario, come
Gesù nel quarto mistero doloroso.
E sarà dolce affidare l'anima a Dio in simile compagnia,
come S. Giovani Berchmans, il pio chierico, che a ventiquattro
anni reclina la testa e muore stringendo al petto il crocifisso,
il rosario e il libro delle regole, ripetendo: queste tre
cose mi furono carissime in vita, con queste tre cose volentieri
io muoio.
E tra le dita di ogni cadavere io vedo sempre avvolto un
rosario, quasi lettera di raccomandazione e di presentazione
al tribunale di Cristo Giudice, quasi stanco orante, cui
il sonno aggravò gli occhi e le labbra rimasero semiaperte
mentre ancora una volta tentavano balbettare il saluto dell'Angelo.
E furono cancellati dal libro dei viventi, ma la loro morte
non ebbe nulla di ignominoso, perché resa dolce,
addirittura spiritualizzata dalla corona di Maria, perché
il rosario ci assicura l'eternità: morire infatti
per i cristiani non può avere, necessariamente un
senso diverso da quello che gli diede Cristo, da quello
che ebbe per Cristo
Di questi misteri è fatta o vuol essere fatta la
nostra vita, perché la redenzione. annunziata ed
iniziata in ciascuno di noi col battesimo culmini anche,
per ciascuno di noi nella corona e nella gloria dell'ultimo
mistero glorioso.
Fatti forti della promessa indefettibile di Maria ai suoi
devoti: chi mi onorerà, conseguirà la vita
eterna. E dalla considerazione di questi i misteri confortati
in vita, raddolciti in morte, pieni di speranza nell'eternità,
scesero nella tomba i figli devoti della Vergine del Rosario.
Là nel cimitero, nel luogo benedetto c'è la
casa della mamma bella, che culla al canto del rosario i
suoi figli e li veglia amorosa perché sian pronti
a destarsi al suono delle fatidiche trombe, perché
li abbia ad accompagnare al giudizio.
E sotto il manto azzurro della Vergine dorme colui che presso
il suo altare tante volte aveva pregato, e pianto, la salma
venerata del Parroco buono, che neppur morto ha voluto abbandonare
il posto di combattimento.
Giacciono poi al lume dello luci sepolcrali i confratelli,
i cavalieri d'onore, irrigiditi nell'attenti dato loro dalla
morte a far guardia ai piedi del trono della bianca regina.
Le mamme buone, che in vita vollero riflettere virtù
domestiche della Vergine madre, Maria; i papà austeri
che portarono con orgoglio il sacco bianco e la mozzetta
nera dei confratelli del rosario, che cinsero ai lombi la
corona, e sacco, mozzetta e corona fu l'unico fregio, l'unico
titolo nobiliare che distinse il loro feretro: aggregati
al rosario di Maria.
Poggiando lo sguardo sulle lapidi, ho visto giovani nella
verde primavera dei loro anna recisi dalla morte e ho pensato
alle rose che una mano gentile coglie tra le aiuole per
ornarne l'altare: è un diritto di Dio, quella della
vita e della morte, e nell'esercizio di questo diritto nessuna
crudeltà: non ha scritto forse il reale salmista
"afferentur Regi..."
Regina di giovinezze è Maria, e di fervide giovinezze
circonda il suo trono.
Ho visto un doppio ordine di loculi, sulle cui lastre occhieggiano
visi sorridenti di bimbi - come il sole mattiniero sui vetri
ancora chiusi - e ho richiamato alla mente: "aram sub
ipsam simpIices, Palmax et coronis Iuditis". Festa
intorno alla Madonna anche tra le gramaglie mortuarie.
E dalla considerazione di questi misteri, confortati in
vita, raddolciti in morte, rassicurati dell'eternità,
scenderemo anche noi nella pace del sepolcro.
Dopo averci condotto per l'erte, averci ritirato dai precipizi,
la corona ci ricongiungerà agli altri che ci precedettero.
La più umile delle nostre cose, la
nostra più vera ricchezza, sarà l'unica che
non ci lascerà, l'unica che verrà
con noi, sottoterra, quando tutte le altre cose ci lasceranno
e due braccia di
terra in prestito saranno tutto il nostro mondo.
Altri ce l'avvolgerà alle mani, l'inserirà
fra le nostre dita quando l'ultimo gelo agghiandirá
il nostro corpo, impietrirà le nostre congiunture.
Così con quella e con quella soltanto scenderemo
nella tomba, giaceremo con quelli che dissero come noi,
prima di noi o insieme con noi, il rosario. E ci parrà
di dirlo ancora, di ripassare sui grani i misteri della
vita, della morte e della risurrezione, mentre il te tempo
avvicenderà le sue stagioni, sopra di noi, prendendo
ogni giorno più del nostro corpo per ritornarlo nella
polvere. Legherà le nostre falanghi [...] e noi seguiteremo
a dirlo il rosario, a misurare sui misteri il tempo che
non potremo più misurare a giri di sole, mentre il
gran pellegrino continuerà il viaggio.
Così possa trovarmi... Così possa essere tradotto
al tribunale... Così la corona della mia vita, la
corona della mia morte, possa divenire la corona della mia
eternità.
0 corona del Rosario della Madre mia, ti stringo al petto
e ti bacio con venerazione. Tu sei la via per raggiungere
ogni virtù; il tesoro dei meriti per il paradiso;
il segno della mia predestinazione; la catena forte che
costringe .il nemico, sorgente di pace a chi ti onora in
vita; auspicio di vittoria a chi ti bacia in morte.
In quell'ora estrema io ti aspetto o Madre: il tuo apparire
sarà il segnale della mia salvezza; il tuo rosario
mi aprirà
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