Questa sera la mia meditazione stenta a partire guidata
dalla Parola di Dio che ho appena letto. E' un'altra "parola"che
mi martella la mente.La "tua". parola, don Ugo,
dal momento che la notizia della tua improvvisa dipartita
mi ha raggiunto.
Grazie, don Ugo, mi viene da ripetere, ed è come
un umile fiore che deporrò domani sulla tua bara
insieme alla mia povera preghiera.
Grazie a te, ma grazie al Signore. Rendo grazie a Dio che
ti ha fatto sua parola vivente e ti ha posto sulla mia strada
sacerdotale.
E la mia meditazione questa sera si dipana sul ricordi della
nostra amicizia.
Avevo sentito parlare di te dai chierici francescani di
Fulgenzio. Poi ci fu l'esperienza della scuola di teologia
a Lecce, per farmi scoprire in te il sacerdote esemplare,
il maestro sicuro ed umile, l'amico buono, sempre discreto
e gentile, l'uomo di Dio davanti al quale sorgeva imperioso
l'invito a ricercare la via dell'autenticità e della
conversione.
Le tue erano lezioni di vita sacerdotale, più che
altro. Da allora sei rimasto per me un maestro di fede,
di silenzio, di semplicità, di povertà, di
amicizia libera e sincera, di dedizione sacerdotale, un
consigliere prudente e saggio.
E si prolungarono le tue lezioni anche dopo quell' anno
scolastico, nei nostri occasionali incontri motivati dal
servizio pastorale o da semplice cortesia.
Mi tornano alla mente più chiari alcuni momenti.
In alcune circostanze abbiamo goduto insieme della gioia
della fraternità nella nostra comunità religiosa,
e mi confessasti una volta: "Per noi sacerdoti è
tanto necessario esulare dalla abituale solitudine e trovarci
tra confratelli nella comunione".
In occasione della "peregrinatio" delle insigni
reliquie, di S. Gemma Galgani ci onorasti della tua presenza
nella nostra chiesa di Trepuzzi e presiedesti la concelebrazione
di diversi sacerdoti. La tua calda parola ci fece conoscere
meglio un altro aspetto della spiritualità della
giovane Santa lucchese: la sua "passione" per
i sacerdoti. E, parafrasando un'espressione già usata,
mi pare per S. Martino di Tours, ci esortasti ad invocarla
"Gemma sacerdotum!".
Nella settimana mariana del 1979, che doveva preparare a
Lecce il Congresso commemorativo dell'Anno Mariano 1954,
mi volesti nella tua parrocchia di S. Giovanni Battista
al Rosario per il:ministero della parola. Notai di più
in quei giorni il tuo spirito di preghiera e la tua sollecitudine
pastorale.
Nell'ultimo giorno della settimana, che era il primo del
congresso da te sapientemente architettato, l'angelo del
Signore ti "visitò" chiamando al cielo
una tua cara sorella.
Mi colpì la tua "contemplazione" di quella
morte dinanzi all'altare al tuo posto di sempre, dove attendevi
i fedeli per la liturgia domenicale. Dal tuo volto comprensibilmente
segnato dal dolore traspariva la tua fede nel Signore "che
dà la vita".
L'ultimo nostro incontro (chi poteva.immaginare?) risale
al 30 settembre 1981. Ero a predicare la Missione a S. Cesario
di Lecce e passai a salutarti, come altre volte. Con la
cordialità di sempre mi ricevesti nel tuo ufficio
e tra l'altro: parlando del mio ministero mi esortasti caldamente
a tenere in conto sempre l'indicazione pastorale di Giovanni
Paolo Il nella "Laborem exercens" circa la spiritulità
del lavoro: per. far presente a tanta nostra brava gente,
dai volti bruciati dal sole e dalle mani callose, la stupenda
vocazione a collaborare all'opera della Redenzione con il
duro lavoro quotidiano.
Fu la tua ultima lezione?
No, l'ultima mi è venuta con la notizia della, tua
morte. Sei caduto dopo aver celebrato l'Eucaristia, mentre
dinanzi all'altare della Madonna del Rosario sgranavi il
tuo ringraziamento al Dio grande che per passare nel mondo
si era fatto Pane ancora una volta nelle tua mani. Avresti
continuato la tua "liturgia" al tuo posto nella
Curia Vescovile, in parrocchia... il Signore ti ha voluto
chiamare alla "Liturgia celeste".
P. Salvatore Semeraro
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