Quell'anno non mi sentì di accettare.
Ma suggerì il venerando nome di don Ugo all'invitante
don Gino, rettore di Santa Chiara, che ben volentieri accolse
il mio suggerimento, siccome ben volentieri fu accolta dall'invitato
panegirista.
Alla mia prima proposta ne seguì una seconda, anch'essa
accolta con molto piacere. Don Rafffaele ed io saremmo venuti
ugualmente in Chiesa per ascoltare l'elogio di San Biagio
detto da don Ugo e poi lo avremmo assistito in vesti liturgiche
alla seguente solenne benedizione eucaristica.
Tutto andò per il suo verso: panegirico e rito, e
si svolse nell'ambito di meno di un'ora. Nel suo dire Monsignore
insisteva più sull'imitazione che sull'intercessione
del Santo.
A celebrazione conclusa tutti ci recammo in sacrestia (preti
e confratelli) per i "complimenti", di rito che
senza distinzioni di ordine e grado consistevano in una
fresella condita con olio e pomodoro.
Durante la cena frugale l'occhio dell'oratore si affissò
su di un ritratto di un antico canonico del Duomo, già
Rettore di quella Chiesa, don Vincenzo De Simone che nostro
parente non era, ma ben conosciuto da noi in una con la
sua famiglia. Da don Vincenzo il discorso si spostò
al fratello Narsete, anch'egli canonico del Duomo che invece
era Rettore della Chiesa (ora Basilica) del Rosario, non
ancora parrocchia.
E del Rosario, quell'antivigilia di morte si parlò
a lungo; anche perché il sullodato Rettore aveva
organizzato solenni celebrazioni mariane, quando - all'inizio
degli anni '90 - dal santo Vescovo Zola fu benedetta l'attuale
Pala d'altare, fedele riproduzione del quadro miracoloso
di Pompei. Allora il discorso lo tenne il citato don Vincenzo
su invito del fratello don Narsete. Tutto questo era scritto
in un numero coevo del periodico pompeiano che da qualche
mese il buon Vicario - sudando sette camicie - era riuscito
ad avere tra le mani.
A questa gioia per lui se ne aggiungeva una seconda: da
una settimana Gli avevano procurato in un mio viaggio pastorale
a Pompei l'edizione autentica dai "15 sabati",
in uno dei quali il beato Bartolo Longo della conversione
di un prete spretato avvenuta ai piedi di quell'altare e
di quella Immagine. Era una notizia appresa da tempo ma
mai letta da Lui. Così trascorse una buona oretta
in discussioni storiche fra don Ugo e don Raffaele, mentre
io origliavo quei discorsi felice di aver contribuito a
quell'ultima gioia eterna del defunto Vicario.
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Postulazione per la causa di Beatificazione di don Ugo de Blasi
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